L'embrione è un essere umano fin dalla fecondazione: ciò che sostiene la Chiesa è confermato dalla scienza
Il presidente della pontificia accademia per la vita torna nella discussione sul referendum respingendo l'accusa di sostenere posizioni dogmatiche. E lancia l'allarme contro una politica che ragiona in termini utilitaristici
Non posso nascondere il mio disagio quando vedo definire «dogmatici» coloro che difendono l'umanità e l'individualità dell'embrione e il conseguente valore morale che è proprio della persona dotata di spiritualità. Infatti, questi difensori dell'embrione umano, tra i quali io mi onoro di appartenere, sono aderenti al dato scientifico e vogliono essere più galileiani di chi li accusa di dogmatismo.
L'identità biologica, genetica e organismica dell'embrione che ne fa un
essere umano, nuovo, vivo, attivo, individualizzato e capace di svilupparsi
per un suo progetto interno - non si offendano i lettori se siamo costretti
a ripeterci - fin dal momento della fecondazione, non è frutto di dogma, ma
di mera scienza e lo possiamo dimostrare con le parole di scienziati che,
non solo non sono dogmatici, ma talora non sono neppure credenti e si
dimostrano fedeli seguaci di Galileo.
Cito soltanto due passi. Il
primo passo è di uno dei più noti biologi, il prof. Scott F. Gilbert, il cui
trattato è intitolato: Developmental Biology, seventh edition 2003, p. 25. All'inizio del 2 capitolo, parlando dello sviluppo e
della classificazione degli animali afferma: «Quando noi consideriamo un
individuo, siamo soliti considerare soltanto una stretta parte del suo
proprio ciclo vitale; quando noi consideriamo un cane, per esempio,
rappresentiamo abitualmente un cane adulto. Ma un cane è cane sin dal
momento della fecondazione dell'uovo del cane con lo spermatozoo del cane e
rimane cane anche quando è divenuto un vecchio cane prossimo alla
morte». Dunque ( e pensiamo che la stessa biologia valga anche per
qualsiasi animale superiore, compreso l'uomo), l'individuo cane nasce dal
momento della fertilizzazione o fecondazione: questa non è una affermazione
di un dogmatico.
Voglio citare un altro passo di un noto biologo
non credente, lo studioso A. Vescovi, che ha scritto recentemente: «Lo
sviluppo di un essere umano comincia dall'incontro di uno spermatozoo con
una cellula uovo, in un processo che prende il nome di fecondazione. La
fecondazione comprende una serie di eventi successivi che vanno dal contatto
dello spermatozoo con la cellula uovo alla fusione delle membrane cellulari,
all'unione dei pronuclei delle due cellule (ognuno dei quali possiede 23
cromosomi) per dare origine ad una nuova cellula che possiede un patrimonio
genetico completo o diploide (46 cromosomi). (A. L. Vescovi, L.
Spinardi, La natura biologica dell'embrione, in Medicina e
Morale , 2004/1, p. 55).
Potrei citare molti, a centinaia, altri
biologi, genetisti, cattolici e non, ma sempre fedeli al dato sperimentale:
sull'identità e lo statuto dell'embrione esistono volumi recenti ben
documentati. È stata la cosiddetta «teoria gradualista» che ha voluto
aprioristicamente supporre che un individuo che si sviluppa, passi da uno
stadio indifferenziato e confuso alla graduale identità. Ma non è così.
L'individuo che si sviluppa ha già un' identità e si muove nel suo sviluppo
con un programma predeterminato da un codice genetico che contiene non
soltanto la determinazione della specie cui appartiene, ma anche le note
individualizzanti e i suoi meccanismi di sviluppo. Tutto questo è ben
spiegato nel trattato citato sopra e in qualsiasi altro trattato di biologia
che si rispetti. La «teoria gradualista» ha preso le mosse dal Rapporto
Warnock in Inghilterra quando si inventò il termine «pre embrione».
Ma
(si faccia ben attenzione!) i biologi presenti in quel Comitato, fra cui Ann
McLaren, non potendo negare apertamente, confessarono che la definizione del
pre embrione fu frutto di una «decisione» sollecitata da fattori non
definiti e cioè non scientifici; ecco le parole: «Poiché la
temporalizzazione dei differenti studi di sviluppo (dell'embrione) è
critica, una volta che il processo di sviluppo è iniziato, non c' è stadio
particolare dello stesso che sia più importante di un altro: tutti sono
parte di un processo continuo e se ciò non si realizza normalmente nel tempo
giusto e nella sequenza esatta, lo sviluppo ulteriore cessa. Perciò da un
punto dì vista biologico, non si può identificare un singolo stadio di
sviluppo dell'embrione, al di là del quale l'embrione in vitro non dovrebbe
essere mantenuto in vita» (Report of the Committee of Inquire into Human Fertilization and
Embriology, cap. 17, p. 2), e più avanti prosegue dicendo: «Tuttavia si è convenuto
che questa fosse un'area nella quale si doveva prendere una precisa
decisione, al fine di tranquillizzare la pubblica ansietà» (Ibidem, p.
65).
L'annidamento, la cerebralizzazione etc. sono le varie fasi
dello sviluppo, l'essere che si sviluppa è definito sin dal momento della
fertilizzazione. La cosa riguarda anche l'ootide, nome giunto per ultimo,
per definire uno stadio iniziale che partirebbe dal momento della
penetrazione della membrana dell'ovulo da parte della testa dello
spermatozoo fino al momento in cui i due patrimoni genetici, quello
dell'ovulo e quello dello spermatozoo, si incontrerebbero completamente fino
a fondersi; in questo stadio si vorrebbe considerare «l'ovulo fecondato»,
come un «non ancora» , un «ootide» ( o un prezigote 2n, un non ancora zigote
con due nuclei). È stata conosciuta da poco questa proposta e ci sono stati
dibattiti in merito, ma questa novità, che verrebbe da Oltreoceano, non
risulta agli occhi degli sperimentatori tradizionali qualcosa di confuso e
di non determinato; al contrario, biologi autorevoli affermano che dopo la
penetrazione della testa dello spermatozoo dentro la membrana dell'ovulo
cominciano ad agire precisi meccanismi di causalità e all'interno della
cellula uovo e all'esterno di essa; ad es. bloccando l'ingresso di altri
spermatozoi e orientando con un linguaggio biologico tutto il materiale
genetico che - peraltro - non avrebbe bisogno di fondersi per agire
sinergicamente; in altre parole quello che si vuol definire un ootide altro
non è che un embrione, più precisamente uno zigote nelle sue primissime
fasi.
Al momento la teoria dell'ootide non convince né al di qua
né al di là dell'Oceano. Bisognerebbe quantomeno aspettare prima di
introdurre una denominazione non scientifica, con il rischio di introdurre
una nuova decisione nel campo dell'embriologia. Per dirla tutta, viene il
dubbio che qui si verifichi una sorta di «conflitto di interesse»: la
definizione dell'ootide potrebbe essere portata avanti per un interesse
«politico», al fine di ottenere all'interno della stessa legge 40 uno spazio
per poter congelare gli embrioni (gli ovuli fecondati) con l'artifizio di
chiamarli ootidi. E l'interesse politico potrebbe imparentarsi con quello
professionale di coloro che intendono ampliare la zona della fecondazione
artificiale e con quello economico, legato alle sperimentazioni e ai
brevetti.
A questo punto - dopo aver letto l'articolo dell'on.
Giuliano Amato pubblicato l'11 aprile sul Corriere con il titolo «I
dogmatici dell'embrione lo trattano come muffa» - io sarei tentato di dare
del dogmatico proprio all'on. Amato, dal momento che stimo galileiani tutti
coloro che difendono i dati scientifici dell'embriologia consolidata; ma non
voglio usare la parola dogma perché il «dogma» è una verità molto seria e
fondata sui dati della Rivelazione. Penso, invece, che l'utilitarismo è il
principio orientativo di molti laicisti e di molti politici quando vogliono
perseguire, a tutti i costi, il soddisfacimento di interessi di categoria e
l'accoglimento di un presunto «diritto al figlio» o un guadagno elettorale.
Suggerirei comunque all'on. Amato di riconsiderare la sua affermazione dove
dice: «Quell'entità (leggi l'embrione) non c' è all'atto della fecondazione
dell'ovocita, né c'è nelle ore successive che portano alla formazione
dell'ootide quando i cromosomi paterni e materni non si sono ancora
congiunti». Per quanto ne sappia, questa teoria è tutta da dimostrare e,
almeno per ora, non può reggersi come linea di condotta, neppure se viene
fatta propria da «politici» abituati a prendere «decisioni».
Chi
invoca Galileo non può prendere sul serio la teoria dell'ootide «non ancora
embrione» . Se la politica entra a comandare la scienza e a cambiare i dati
della biologia, si può arrivare a qualsiasi dirottamento dei dati, come
quello che sta scritto nell'Enciclopedia dei tempi dell'Urss, dove l'aborto
viene definito come un «intervento chirurgico minore». Trovo ancora che
l'articolo dell'on. Amato cada in un' altra confusione che ritengo doveroso
segnalare: si identifica «il principio di precauzione con il
«tuziorismo» là dove è stato scritto « ... ma il tuziorismo, e cioè il
principio di precauzione, non è un principio assoluto... ». Il principio di
precauzione, introdotto nelle trattazioni sulle biotecnologie (in
particolare quelle vegetali e animali, negli OGM) ha a che fare con il
dubbio sull'eventuale rischio di danno alla salute che una determinata
tecnologia può comportare; così inteso esso non è assoluto e cioè non
comporta l'astensione assoluta da ogni intervento. In presenza di un dubbio
del genere il principio di precauzione chiede di agire in condizioni di
cautela tali da potersi fermare in qualsiasi momento quando si dovesse
presentare tale rischio. La cautela è un dovere morale proporzionato alla
gravità del rischio. Il tuziorismo, invece, cui si fa riferimento in campo
morale non è equivalente al principio di precauzione e non è neppure da
interpretare come Rigorismo morale sistematico, ma specificamente si applica
di fronte ad una situazione in cui, mentre si sta per compiere un atto
distruttivo su un obiettivo, insorge il dubbio di fatto se si tratti di un
individuo umano o no. In tale dubbio si deve tenere la linea più sicura, e
cioè astenersi dall'intervento.
Si fa l'esempio del
cacciatore che dubita se dietro la siepe si trovi un cerbiatto che pascola o
un bambino che gioca. In questo caso il principio di astenersi è assoluto in
presenza del semplice dubbio serio. Di fronte all'ootide il dubbio che si
tratti di un essere umano è piuttosto forte (per me e per molti è certezza)
e l'intraprendere un congelamento o autorizzare una legge che ne permetta il
congelamento con tutto quello che ne segue, configura un illecito morale
assoluto. In questo senso il concetto è stato introdotto nella «Donum Vitae»
(1987). Non vorrei ampliare le ragioni del mio dissenso con lo scritto
dell'on. Amato, dilungandomi a citare anche la lettura sbagliata della legge
40 (art. 14 relativo all'impianto di tre embrioni), ove basta ricordare che
non esiste l'obbligo legale di fecondare tre embrioni, ma si indica soltanto
il massimo consentito; a norma di legge il ginecologo può benissimo
fecondarne uno solo. C'è l'obbligo, questo sì, di impiantare gli eventuali
embrioni fecondati per evitare che siano buttati nel lavandino. Ma anche
quest' obbligo non è coercibile, secondo le «linee guida» che interpretano
la legge.
Non capisco, poi, cosa c'entri l'essere contro Galileo
o prima di Galileo, quando non si è d'accordo con la proposta di legge che
prevede (firma di Amato e di Tonini) di utilizzare gli embrioni congelati
per la sperimentazione o il prelievo delle cellule staminali, facendo leva
sulla ragione per cui sono embrioni comunque destinati a morire, e perciò
sono ritenuti come «premorti» ( sic!). Dunque si inaugurerebbe (con il
consenso presunto di Galileo!) per decisione politica, un' altra categoria
di esseri umani, quelli che sono vivi ma possono essere valutati come
«premorti». Di questo passo, in forza dell'utilitarismo sociale (o
socialista?) che ispira chiaramente la proposta, si potrebbe fare la
sperimentazione soppressiva sui condannati a morte, sui malati terminali e,
perché no, anche su qualche malcapitato ritenuto ormai «ammuffito» e vicino
a morire decidendo che oramai è «un premorto» . Dove sono andati a finire i
diritti umani che negano di praticare i maltrattamenti o le torture sui
prigionieri o sui condannati secondo la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo
del 1948 e tutte le successive applicazioni?
La legge 40
non è perfetta, ma almeno fa divieto della crioconservazione e delle sequele
infauste che si profilano per questi embrioni crioconservati, e può
rappresentare, non sul terreno religioso cattolico (che non avrebbe bisogno
di alcuna legge!), ma proprio sul terreno laico, la salvaguardia di alcuni
diritti fondamentali, anzitutto del diritto alla vita di ogni essere umano
comunque concepito.
Fonte
- Elio Sgreccia, presidente della pontificia accademia per la vita, Corriere della Sera