L'etrusca, la meroitica, la zapoteca e il Rongo Rongo: ecco i linguaggi che
restano tuttora dei grandi misteri
MILANO - Da quando è comparso sulla Terra l’uomo ha sempre sentito l’esigenza
di trasmettere alle generazioni successive le conoscenze e l'esperienza
acquisita nel tempo. La scrittura è certamente l’invenzione più importante per
tramandare la storia. Senza la decifrazione dei linguaggi antichi oggi
l'umanità avrebbe una cognizione molto limitata delle civiltà del passato.
Secondo gli storici la prima scrittura a comparire sulla Terra è quella
cuneiforme usata dai Sumeri: incise su tavolette di argilla le prime
testimonianze risalgono al 3.000 a.C. Successivamente forme di scrittura
apparvero in Egitto, quindi in Europa e via di seguito in Cina e in America
del Sud. Benché molte scritture del passato siano state decifrate dagli
storici, esistono ancora oggi linguaggi oscuri. Proprio a queste scritture
ancora da decifrare la rivista inglese
New Scientist dedica un lungo reportage individuando otto importanti grafie che
restano ancora sconosciute all'umanità.
IL METODO UTILIZZATO - Per interpretare una scrittura del passato lo
studioso deve poter contare sempre su due requisiti minimi: un'abbondanza di
testi e reperti archeologi che aiutino a interpretare i linguaggi
sconosciuti. L'umanità non avrebbe mai decifrato i geroglifici egiziani
senza l'aiuto della Stele di Rosetta, la lastra in granito scuro scoperta
nel 1822 in Egitto. Su questo reperto archeologico è incisa un’iscrizione in
tre differenti grafie: geroglifico, demotico e greco antico. Attraverso la
comparazione con il greco antico, idioma ben conosciuto dagli studiosi,
questi riuscirono a comprendere le regole e i significati dei geroglifici
egiziani. Oggi le scritture antiche ancora da decifrare si possono dividere
in tre categorie: le scritture il cui alfabeto è stato decifrato ma non si è
compresa la lingua; le scritture il cui alfabeto è incomprensibile ma di cui
si conosce la lingua; scritture i cui alfabeto e linguaggio sono entrambi
incomprensibili.
L'ETRUSCO E IL MEROITICO - La prima scrittura
ancora da decifrare elencata dal New Scientist è quella etrusca. L'alfabeto
è stato quasi completamente decifrato assieme a importanti aspetti della
grammatica, ma l'interpretazione del linguaggio ancora oggi appare complessa
e spesso incomprensibile. Ciò accade anche perché la maggior parte delle
numerose iscrizione etrusche arrivate fino a noi (circa 10mila) sono per lo
più scritti funerari e generalmente molto brevi. Inoltre, sebbene la
scrittura assomigli molto al greco antico, vi sono sostanziali differenze.
Prima di tutto le lettere etrusche si scrivono da destra a sinistra, nella
direzione opposta a quella greca. Poi l'etrusco è una lingua che non deriva
dall'indoeuropeo, ma proprio come l'odierna lingua basca non ha alcun legame
con le grandi famiglie linguistiche dell'antichità. Stesso discorso per la
seconda scrittura dell'elenco: l'alfabeto meroitico. Usato dagli abitanti
del regno di Kush, civiltà che fiorì intorno all'800 a.C. nel Nord Africa,
tra il sud dell'Egitto moderno e la parte settentrionale del Sudan, gli
studiosi ne hanno decifrato l'alfabeto, ma non il linguaggio. Per quanto
riguarda la scrittura, come per la lingua antica egiziana conosciamo due
forme di grafia: la geroglifica, usata per lo più sui monumenti, e quella
corsiva, usata nel commercio e nelle faccende quotidiane. Entrambe le forme
di scrittura sono dotate di 23 segni che furono decifrati nel 1911
dall'egittologo e professore di Oxford Francis Llewellyn Griffith. Tuttavia
il significato delle parole continua a essere sconosciuto e non ha alcuna
somiglianza con nessuna delle lingue parlate nell'Africa subsahariana.
LINGUAGGI
PRECOLOMBIANI - Tra le scritture ancora da decifrare elencate dal New
Scientist compaiono anche un gruppo di grafie usate da civiltà
precolombiane: l'olmeca, la zapoteca e la epi-olmeca. La prima scrittura fu
usata dall’omonima civiltà vissuta tra il 1.500 A.C. e il 400 d.C.
nell'odierno Messico centro-meridionale, a est dell'istmo di Tehuantepec.
Fino a pochi anni fa si pensava che questa popolazione antica fosse
analfabeta, ma nel 1990 è stato scoperto un blocco di pietra su cui
compaiono iscrizioni che risalgono al 900 a.C. In tutto sono presenti circa
60 simboli, fino ad oggi non decifrati: secondo gli studiosi finché non
saranno ritrovati altri reperti archeologici con gli stessi simboli sarà
davvero difficile interpretare questi segni. Qualcosa in più sappiamo invece
del linguaggio usato dalla civiltà zapoteca: questa fiorì nella Valla di
Oaxaca circa 2.600 anni fa. Gli zapotechi usavano un tipo di scrittura a
ideogrammi sillabici e le prime iscrizioni ritrovate risalgono al 600 a.C. e
sono presenti su pareti dipinte, ma anche su vasi, ossa e gusci. Questa
popolazione parlava un linguaggio che ancora oggi è usato da sparute
popolazioni che vivono nel Centro America. Tuttavia gli studiosi non sono
riusciti a ricostruire l'alfabeto usato da questa civiltà anche a causa
delle estreme confusione e complessità dei linguaggi parlati dalle moderne
popolazioni zapoteche. Infine vi è la grafia epi-olmeca. La prima traccia di
questa scrittura risale al 1902, quando fu scoperta la statuetta di Tuxtla,
una figura in nefrite risalente al II secolo d.C. La lingua parlata dalla
popolazione che ideò questa scrittura è probabilmente una versione arcaica
dello Zoche, idioma ancora oggi usato nell'Istmo di Tehuantepec. John
Justeson e Terrence Kaufman, due studiosi americani, hanno proposto una
decifrazione frammentaria di questa scrittura, ma finché non saranno trovati
nuovi reperti sarà molto difficile avere un'interpretazione chiara.
DALLA
LINEARE AL DISCO DI FESTO - Tra le scritture antiche ancora da decifrare una
delle più famose è la "Lineare A". Scoperta insieme a un'altra scrittura
antica, la Lineare B (decifrata nel 1952), dal celebre archeologo britannico
Arthur Evans durante gli scavi a Creta nel 1900, questo alfabeto era usato
sull'isola greca dalla civiltà micenea nel II millennio a.C. Composta da
segni che vanno da sinistra verso destra e presente su diverse tavolette
d'argilla, questa scrittura è tuttora indecifrata e poco comprensibile,
sebbene abbia molti simboli in comune con la Lineare B. Segue la scrittura
Rongo-Rongo (significa "canti") usata già dai primi abitanti dell'isola di
Pasqua: essi sbarcarono sull’isola dell'Oceano Pacifico intorno al 300 d.C.
Questa lingua antica è molto simile al Rapanui, l'odierno idioma parlato
sull'isola di Pasqua, ma la scrittura è incomprensibile e complessa (si
tratta di una grafia "bustrofedica", ovvero un sistema di segni che non ha
una direzione fissa, ma che cambia senso continuamente). Sono arrivati fino
a noi solo 25 iscrizioni in Rongo Rongo: la maggior parte di questi scritti
sono incisi su pezzi di legno. Un'altra scrittura incomprensibile è quella
"Indus", usata dalla civiltà che visse nella Valle dell'Indo tra il 2.500 e
il 1.900 a.C. Purtroppo ci restano poche iscrizioni, presenti per lo più su
vasi di ceramica e non vanno oltre i 5 caratteri. I segni conosciuti sono
circa 400 e a causa della brevità delle iscrizioni non è stato possibile
ancora decifrare questa scrittura. Le ultime due grafie storiche ancora da
decifrare sono quella proto-elamica e la scrittura presente sul Disco di
Festo. La prima è la più antica scrittura non-decifrata al mondo. Essa si
sviluppò intorno al 3.000 a.C. assieme alla scrittura sumerica. Quest'ultima
visse diversi secoli ed è stata in parte decifrata, mentre la scrittura
proto-elamica si estinse dopo appena 150 anni dalla sua comparsa nella
regione di Elam, antico nome biblico dato al territorio che oggi corrisponde
alla parte sud-occidentale dell'Iran. Sappiamo davvero poco delle
popolazioni che usavano questa scrittura. Ancora oggi restano oscuri sia i
caratteri sia la lingua delle iscrizioni. La scrittura presente sul Disco di
Festo è un insieme di simboli impressi con stampini incisi su entrambe le
facciate del reperto archeologico. Scoperto nel 1908 dagli italiani Luigi
Pernier e Federico Halbherr, mentre stavano scavando a Creta nel palazzo
minoico di Festo, questo magnifico reperto risale al 1.700 a.C. ed è
composto da 241 simboli: tutti i segni non sono stati ancora decifrati e non
hanno nessuna somiglianza con le scritture conosciute del tempo.
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Il cosiddetto cippo di Perugia è un’iscrizione in lingua etrusca
risalente al III-II secolo a.C.
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Uno dei due lati del celeberrimo disco di Festo
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Un frammento di scrittura meroitica geroglifica
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Frammento di scrittura proto-elamita |
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Parte posteriore dell’angolo superiore destro di una maschera recante
un testo in scrittura istmica
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Fonte