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Wednesday, October 17, 2007

La Scuola e il Modello americano: ministri “creati” ma poco “evoluti”

L'opposizione all'evoluzionismo negli ultimi anni nel nostro paese.

La lotta all’evoluzionismo è stato uno degli elementi che ha caratterizzato gli anni dell’ultimo Governo di centro destra. Dalle scuole all’università, dai più prestigiosi centri di ricerca alla piazza la parola d’ordine era far fuori Darwin, bollare le sue teorie come superate e antiscientifiche. Posizioni antistoriche e anticulturali imbarazzanti in cui lo scorso governo si è mostrato più papista del papa e il Vaticano ringrazia.

Baluardo della lotta contro gorilla e scimpanzé blasfemi Alleanza nazionale che, dopo aver attaccato i libri di storia, accusa quelli di scienze per la divulgazione dell’evoluzionismo, colpevole, tra l’altro, di favorire l’egemonia della sinistra [Cfr. Darwin, l’evoluzione non piace alla destra, Il Manifesto, 19 febbraio 2003, p.15]. Un’affermazione interessante considerando che l’URSS di Stalin fu l’unico regime a vietare l’evoluzionismo (pare infatti che la Moratti si sia ispirata a Stalin nella sua riforma dei programmi scolastici) e Marx considerava Darwin colpevole di una deviazione borghese e capitalista della scienza. La “Settimana antievoluzionista” fu organizzata da AN e dall’Alleanza studentesca a Milano nel febbraio 2003, con il patrocinio e dal Comune. Il convegno ospitò interventi memorabili per dimostrare l’infondatezza scientifica dell’evoluzionismo, tra i quali spicca l’incontro conclusivo: “Evoluzionismo: una favola per le scuole” in cui si suggeriva di ispirarsi all’America, dove il creazionismo viene insegnato nelle scuole (intervento della consigliera comunale di FI Ciabò Barbara) e che è meglio rintracciare le proprie radici in Romolo e Giove piuttosto che in quelle proposte dagli evoluzionisti che strisciano per terra, in quanto vermi (dichiarazione di Flavio Nucci, allora vicepresidente della Provincia di Milano, AN).

Si accorge della censura l’ufficio studi della Cisl. La comunità scientifica ed accademica è subito in rivolta. Ad un’iterrogazione parlamentare di sette senatori dell’opposizione di centro sinistra, Letizia Moratti così risponde: "Le indicazioni nazionali privilegiano le narrazioni fantastiche, i cosiddetti miti delle origini, che favoriscono l'approccio del bambino al dato scientifico. Le precedenti generiche indicazioni, trattando dell'uomo e dell'ambiente, hanno portato gli autori dei testi scolastici a trattare diffusamente i contenuti di questo tema, sistematizzando i principi sull'evoluzione della specie umana, ricomprendendo anche la teoria di Darwin" [Cfr. Gli scienziati: “Non cancellate Darwin dalla scuolaLa Repubblica]. Alcuni dei maggiori scienziati italiani inviano un Appello al Ministro, pubblicato su Repubblica il 23 aprile 2004. Tra i firmatari ci sono i nomi del Nobel Renato DulbeccoMargherita Hack e di un’altra decina di scienziati italiani di fama internazionale, titolari di cattedre in genetica molecolare, fisica, pediatria delle principali università del mondo. Aderiscono all’appello quasi 50mila cittadini. Gli studenti che scendono in piazza per protestare contro il primo modulo della “riforma Moratti” scioperano anche per Darwin e per questa assenza che, nelle parole dei firmatari dell’appello al Ministro, rappresenta una limitazione culturale e una rinuncia a sviluppare la curiosità scientifica e l'apertura mentale. Nei mesi successivi alcune scuole organizzeranno il “Darwin Day”, sulla scia di esperienze analoghe che si svolgevano nel resto del mondo già da molti anni.

Pochi mesi dopo viene nominato ai massimi livelli del CNR un antievoluzionista [Cfr. Darwin licenziato, L’Unità, 23 marzo 2004, p.1]. Si entra così nel 2004 e il testimone passa nelle mani del Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti che dà il via alla sua “Riforma della scuola”. Nella ridefinizione dei programmi di scienze per le scuole secondarie di primo grado la Ministra si affida a Giuseppe Bertagna, allora direttore del Dipartimento di Scienze della formazione e della comunicazione dell’Università di Bergamo. Il professore ha idee molto chiare sulla questione dell’evoluzionismo, e ad un quotidiano dichiara: L’evoluzionismo è una degenerazione [Cfr. Scuola, taglio e cucito ma niente Darwin, La Repubblica, 17 aprile 2004, p. 16]. Darwin cade in mani sicure e scompare dai nuovi piani di studi ministeriali. Nel Decreto legislativo n. 59 del 19 febbraio 2004, allegato C (Indicazioni nazionali per i piani di studi personalizzati nella Scuola Secondaria di 1° grado) l’insegnamento dell’evoluzionismo viene omesso. Si parlava di insegnamento di “struttura, funzione e evoluzione dei viventi” già nei programmi del 1979 (Decreto Ministeriale 9 febbraio 1979).

Davanti a tutte queste rimostranze Letizia Moratti affida ad un gruppo di esperti il compito di redigere un rapporto, comunque non vincolante, su Darwin e l’evoluzionismo. È il 28 aprile 2004 e si assiste ad un fatto nuovo e sconcertante: un Governo si sostituisce alla comunità scientifica e al dibattito nelle sedi preposte, e commissiona uno studio sulla validità di una teoria scientifica.

La commissione comprende nomi illustri,  Rita Levi Montalcini, senatore a vita e Premio Nobel per la Medicina,  Carlo Rubbia, Roberto Colombo, professore di neurobiologia e genetica all'Università Cattolica Sacro Cuore di Milano e Vittorio Sgaramella, professore di Biologia molecolare all'Università della Calabria. Se ne riparla circa un anno più tardi, quando nell’anniversario del Decreto legislativo n. 59 i giornali rilevano che nulla è cambiato [Cfr. Darwin a scuola, la Moratti non si evolve, L’Unità, 25 febbraio 2005, p. 24] . Il risultato dei lavori di questa commissione è un documento di una decine di pagine in cui si afferma, come era ovvio, che l’insegnamento delle scienze non può prescindere dall’insegnamento della teoria evoluzionista e di Darwin. Viene presentato al Ministro il 23 febbraio e la Moratti si affretta a dichiarare che, visionate le motivazioni della commissione, Darwin ritornerà nei programmi fin dalle elementari. I firmatari del documento hanno colto l’occasione anche per denunciare la mancanza generale di una linea di formazione scientifica adeguata nei nuovi programmi per i giovani studenti [Cfr. Darwin recuperato. Ma la riforma è da rifare, Il Sole 24 ore, 25 febbraio 2005, p. 13].

Nel Decreto legislativo del 17 ottobre 2005, nelle Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati - Obiettivi specifici di apprendimento per le Scienze per le Scuole secondarie di primo grado (Allegato F) ricompare finalmente l’indicazione dell’insegnamento di Darwin per i programmi della terza media. Rimangono quindi ancora escluse le scuole dell’infanzia del primo ciclo, le elementari. Questi aspetti sono al centro del richiamo all’Italia e all’operato del Ministro Moratti nell’ambito della risoluzione non vincolante contro i pericoli che l’insegnamento del creazionismo può comportare nell’educazione delle nuove generazioni. Su questo punto pare si soffermasse il documento redatto dai “saggi” della commissione istituita dalla Moratti. Risale al novembre 2005 una polemica sollevata da MicroMega, che pubblica una versione del documento diversa da quella resa pubblica dal Ministro. In essa si legge: Trascurare l’insegnamento del l’evoluzione, in favore della quale esistono oggi molti fatti incontrovertibili e teorie molto chiare, probabilmente ignorati dagli estensori delle norme ministeriali, sarebbe un errore intollerabile in una società che si ritiene civile [Cfr.“Censurato il testo dei Nobel”, giallo su Darwin, Corriere della Sera, 3 novembre 2005, p. 26]. L’ipotesi di MicroMega fu confermata da uno dei “saggi”, il biologo molecolare Vittorio Sgaramella, ma invalidata dalle dichiarazioni di Rita Levi Montalcini [Cfr. Montalcini: la Moratti ha già inserito Darwin nei nuovi programmi, Il Sole 24 Ore, 18 novembre 2005, p. 12]. Al di là di questo Sgaramella ha dichiarato al Corriere: La lacuna nella parte più vistosa e meno accettabile è stata sanata: la teoria dell’evoluzionismo è ricomparsa nei programmi, ma questo non era minimamente negoziabile. Resta purtroppo una rappresentazione della scienze come una serie di ipotesi e non di teorie e di leggi che ancora non ci soddisfa.

L’evoluzionismo è quindi tornato nelle indicazioni per i programmi delle scuole medie, manca ancora in quelli delle scuole elementari, ma ciò che è grave, soprattutto, è il tentativo di allineare la scuola italiana a delle tendenze ideologiche diffuse soprattutto negli Stati Uniti, particolarmente gravi e distruttive per l’intera cultura occidentale.

La lotta tra creazionisti e evoluzionisti negli USA e nelle scuole Americane è da anni molto aspra, e si gioca non solo nelle aule di scuola ma anche in quelle dei tribunali e del Congresso. Le vie legali hanno fino ad ora dato torto a coloro che volevano imporre l’insegnamento del creazionismo. Risale al dicembre 2005 una sentenza di un giudice federale della Pennsylvania che ha bloccato la scelta di una scuola di impartire lezioni basate sulla teoria del “disegno intelligente” [Cfr. Usa, i giudici salvano Darwin. “Non si insegna il creazionismo”, La Repubblica, 21 dicembre 2005, p. 25]. Ma si calcola che in più di trenta stati americani vi siano delle norme che declassano l’evoluzionismo al livello di una dottrina religiosa. La tv Cbs ha condotto un sondaggio nel 2005 dal quale è risultato che due americani su tre sono a favore dell’insegnamento del creazionismo. Alla loro testa si pone il Comandante in capo George W. Bush che ha dichiarato: Nelle aule bisognerebbe afforntare il creazionismo insieme all’evoluzionismo, gli studenti devono studiare entrambe le teorie e la decisione deve essere presa dai distretti scolastici, non dal governo federale [Cfr. Ora c’è anche Darwin nel mirino di Bush, La Stampa, 8 agosto 2005, p. 2].

L’Italia deve ben guardarsi dai colpi di mano di Ministri, politici, preti o pseudo-scienziati se non vuole gettare all’aria più di 150 anni di storia della scienza e una delle vere radici culturali dell’Europa moderna.

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